È arrivata la sentenza definitiva, almeno negli Stati Uniti: no al copyright immagini se generate con l’IA. Secondo l’US Copyright Office (USCO), infatti, non sarà possibile esercitare il diritto d’autore su tutte quelle immagini generate attraverso l’Intelligenza Artificiale. Chiunque potrà creare o reinterpretare un’immagine ed utilizzarla a proprio piacimento, senza limitazioni.

Tutta l’arte digitale che sta spopolando in questo momento, quindi, a partire da DALL-E per arrivare a Midjourney, non sarà potrà essere registrata negli USA. La motivazione, però, lascia ampio margine per qualche accorgimento dell’ultimo minuto.

Copyright immagini solo per esseri umani

Tutto parte dal concetto alla base del diritto d’autore negli USA. La legge statunitense afferma che la proprietà intellettuale può essere protetta da copyright solo se il soggetto in questione è un prodotto della creatività umana. Secondo l’USCO il termine “autore”, citato dalla legge e dallo stesso termine “diritto d’autore”, esclude i non-umani. A riprova, apporta due precedenti: una canzone che aveva come co-autore lo Spirito Santo, ed un selfie accidentalmente scattato da una scimmia. In entrambi i casi, la paternità dell’opera non poteva essere reclamata, nemmeno in caso di co-autore.

Il punto focale va ricercato nei vari passaggi della creazione di un’immagine mediante un’IA. La fase iniziale è l’ideazione, poi vi è la scrittura del prompt, in seguito l’elaborazione del prompt da parte dell’IA e solo infine la generazione. L’USCO si focalizza tra il secondo e il terzo passaggio: per quanto sia un essere umano a dare l’input, è la tecnologia a generare effettivamente l’opera. Tutti gli elementi che caratterizzano l’attribuzione della paternità dell’opera, come la creatività, l’interpretazione e lo stile, sono dell’IA e non dell’essere umano.

copyright immagini IA
Il fotografo ha il controllo sul risultato finale poiché può sistemare le impostazioni come gli ISO, l’apertura e l’angolazione

Alcuni hanno obiettato che, allora, anche le fotografie non dovrebbero avere alcun diritto d’autore, in quanto non è l’essere umano a creare direttamente la foto. L’USCO risponde però che in questo caso l’essere umano ha il pieno controllo sullo strumento non intelligente quale la macchina fotografica. Nel caso di un’intelligenza artificiale generativa, l’utente non ha il totale controllo su come viene interpretato il prompt per generare l’immagine.

Niente copyright… in assoluto?

Per quanto le indicazioni dell’USCO siano abbastanza chiare, sono anche “facilmente aggirabili“. La questione si focalizza sull’immagine generata da intelligenza artificiale così come esce al termine del processo del prompt. Cosa succede, però, se questa immagine viene lavorata successivamente da un essere umano? In quel caso l’immagine di partenza rimane priva di copyright, ma la immagine ultima, quella su cui è stata “messa mano”, no. La lavorazione finale potrebbe essere riconosciuta come attribuibile all’artista digitale che l’ha rivisitata. Perché “potrebbe” però? Perché l’USCO si riserva comunque il diritto di vagliare caso per caso la circostanza. In particolare deve decidere come e quanto è stato utilizzato lo strumento di Intelligenza Artificiale nel processo di creazione. Singolarmente, quindi, si dovranno vedere se gli elementi che caratterizzano il diritto di paternità dell’opera sono riconducibili ad esseri umano, o meno.

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Per comprovare la mancanza di controllo dell’autore sulle immagini generate l’USCO mette in luce il fatto che l’IA genera 4 immagini molto diverse tra loro per ogni prompt

In questi termini sembra abbastanza facile, ma non è sempre così netto il limite. Il caso più eclatante è quello di Zarya of the Dawn, di Kristina Kashtanova. Si tratta di una graphic novel realizzata con immagini generate da Midjourney che, inizialmente, aveva ottenuto il copyright. In un controllo successivo da parte dell’USCO, l’autrice riceve un aggiornamento: le immagini, poiché prodotte da Midjourney, non potevano avere il diritto d’autore. Nonostante questo, però, l’USCO le riconosceva la paternità della storia e la composizione complessiva delle immagini. Quindi, in sé e per sé, Zarya of the Dawn non ha perso il suo copyright perché è stato “organizzato” da un essere umano, ma le singole immagini sì.

E in Europa?

Fino ad ora tutto questo vale solo negli Stati Uniti, ma cosa succede o cosa succederà in Europa? Attualmente nel vecchio continente non abbiamo ancora una direttiva così definita. Nonostante questo, il concetto di diritto d’autore è molto simile a quello statunitense, quindi si presuppone che la strada sarà molto simile a quello oltreoceano.

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Un’opera generata esclusivamente dall’IA non può ottenere il copyright

Una cosa però è sicura: una regolamentazione serve, e in fretta. Ci siamo catapultati nell’era delle intelligenze artificiali, e la legge dovrebbe riuscire a seguire da presso (se non stare al passo con) la tecnologia. Evidentemente però non è così, tanto che diversi artisti, creativi ed editori si sono già riuniti nell’EGAIR, la Gilda Europea per la Regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Il loro scopo è quello di chiedere una regolamentazione europea chiara in merito alle IA e al copyright, delle immagini in entrata e in uscita.


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