È da tempo che si parla di come fare per rendere l’arte accessibile a tutti. Non è un argomento facile da trattare e non sempre è possibile trovare delle soluzioni. Tuttavia, l’arte dovrebbe essere un bene di tutti, anche e soprattutto di coloro che hanno delle disabilità. Per questa ragione oggi andiamo a scoprire il progetto inclusivo di ETT con la sua arte da toccare e da sentire.
L’arte da vedere è un limite
Uno degli ostacoli più grandi e insormontabili e quello di rendere fruibile l’arte ai non vedenti e a tutti coloro che hanno delle determinate disabilità legate alla vista.
L’arte da vedere è un limite e quasi sempre è inaccessibile a coloro che hanno difficoltà. Per questo il gruppo genovese ETT ha deciso di provare a rendere quella stessa arte che noi vediamo un’arte da toccare e da sentire, oltre che da vedere.
L’arte da toccare al festival della scienza
In realtà, l’idea di far toccare l’arte ai non vedenti non è un’idea nuova. In molti luoghi viene già utilizzata con diversi stratagemmi.
Tuttavia, la start up genovese ETT ha le idee molto chiare in merito e il suo progetto inclusivo è ben realizzato e sviluppato.
Il gruppo lo ha presentato al Festival della Scienza di Genova, all’inizio del mese scorso.
In occasione del festival è stato presentato un bassorilievo bronzeo della Deposizione del Sepolcro del Giambologna, in scala 1:1. L’originale è esposto proprio nel capoluogo ligure.
“Abbiamo collaborato con molti volontari ipovedenti e non vedenti e anche con rappresentanti dell’Uici per capire come rendere l’opera più facile per loro, che cosa cercassero e quali fossero le esigenze”, ha spiegato Manuela Serando, responsabile del progetto.
La Deposizione del Sepolcro e l’arte da toccare
La Serando ha anche spiegato come è stata realizzata la scultura bronzea da toccare, partendo da un dipinto del Giambologna: “Ne abbiamo fatto una scansione laser, poi lo abbiamo ricostruito grazie alla stampa tridimensionale e lo abbiamo arricchito con sensori cui sono abbinate diverse tracce audio”.
L’arte da toccare e da sentire presentata da ETT presenta una parte inferiore realizzata con del materiale plastica, dove troviamo un pulsante che fa partire un’introduzione esplicativa che ci accompagna nell’utilizzo dell’opera.
Il bassorilievo, inoltre, è dotato di vari sensori che, una volta toccati, fanno partire ulteriori spiegazioni riguardanti l’opera e, in particolare, al segmento che stiamo toccando in quel momento.
L’opera non necessita di nessun dispositivo esterno. Tutti i file audio sono inseriti all’interno della struttura stessa.
Serando continua: “Si può attivare il bluetooth o il wifi per collegarsi a un paio di cuffie o auricolari esterni e possiamo anche cambiare le tracce audio per adattarle a diversi tipi di disabilità, perché ipovedenti e non vedenti hanno esigenze diverse”.
ETT pensa anche alla scuola
Secondo il gruppo il progetto dell’arte di toccare può essere adattato a diverse esigenze, anche scolastico. Pensare agli alunni con esigenze particolare che non possono vedere ciò che vedono i loro compagni o che hanno diverse difficoltà di apprendimento.
“Ne possiamo fare versioni per le scuole, per esempio per rendere più facili ed accattivanti le spiegazioni di geometria, usare questa tecnologia per le mappe, per le guide turistiche e così via”.
E proprio a proposito di mappe, un’idea molto simile all’arte da toccare portata al Festival della Scienza la possiamo trovare anche all’interno del Palazzo Rosso, sempre a Genova. Il plastico è una rappresentazione delle vie del centro, con stimoli uditivi e tattili, pensato proprio per i non vedenti.
A Bologna c’è, invece, addirittura un museo intero pensato proprio per i non vedenti, che utilizza tecnologie analoghe. L’idea non è quindi nuova, tutt’altro, ma la tecnologia avanza e così anche i progetti di questo tipo divento sempre migliori e inclusivi, per un’arte fruibile a tutti.