Tatuaggi che hanno fatto la storia del Mediterraneo. La mostra “Tatuaggio. Storie del Mediterraneo” è attualmente ospitata al MUDEC (Museo delle Culture) di Milano e rimarrà aperta fino al 28 luglio 2024. Questa esposizione esplora la storia e la cultura del tatuaggio nel Mediterraneo, esaminando come questa pratica sia stata utilizzata e percepita attraverso diverse epoche e civiltà. Scopriamola insieme.
Tatuaggi nella storia…
Il percorso espositivo della mostra dedicata ai tatuaggi come forma di espressione e racconto culturale della storia del Mediterraneo si articola in diverse sezioni. Ognuna di esse illustra l’evoluzione del tatuaggio da simbolo di appartenenza a espressione artistica e culturale.
La mostra “Tatuaggio. Storie del Mediterraneo” include manufatti, fotografie, video e testimonianze che aiutano a contestualizzare il significato del tatuaggio nelle varie società del Mediterraneo.
In particolare, si pone l’accento su come il tatuaggio abbia servito diverse funzioni. Se ne studia la pratica dai rituali religiosi e simbolici, alla decorazione del corpo, fino ai segni distintivi di identità personale o di gruppo.
La mostra affronta anche il tema della rinascita del tatuaggio nel mondo contemporaneo, analizzando come questa pratica sia stata reinterpretata e riadattata dalle nuove generazioni.
MUDEC e le culture del mondo
Il MUDEC, teatro della mostra sui tatuaggi fino al prossimo 28 luglio, è noto per le sue esposizioni che esplorano le culture del mondo.
Questo spazio espositivo offre l’opportunità unica: comprendere meglio le radici storiche e sociali di una pratica tanto antica quanto attuale. “Tatuaggio. Storie del Mediterraneo” è una mostra che mette in luce anche un fattore sociale tutto italiano: in Italia circa il 48% della popolazione adulta ha un tatuaggio, seguita a ruota dalla Svezia che registra un 47% e dagli Stati Uniti con il loro 46%.
La curatrice della mostra, Luisa Gnecchi Ruscone, è considerata la massima esperta italiana di storia del tatuaggio e in sede di conferenza stampa a presentazione dell’esposizione ha dichiarato quanto segue.
“Non si sa esattamente perché il tatuaggio abbia da sempre suscitato tanto fascino sugli esseri umani, né si conoscono le origini e le radici dell’impulso che li attrae verso di esso, ma è certo che il gesto di incidere sulla propria pelle un segno indelebile è indissolubilmente legato all’atto primario di fare arte, con qualunque strumento, e probabilmente questo mistero è ancora oggi parte integrante del suo fascino”.
I pezzi di valore della mostra dei tatuaggi
Una delle cose più interessanti di questa mostra di tatuaggi, e che tra i maggiori pezzi di valore troviamo la mappa dei 61 tatuaggi rinvenuti sul corpo della mummia del Similaun (3.300 avanti Cristo), ovvero corpo di Ötzi e alcuni esempi dei tatuaggi degli antichi Egizi.
All’interno dello spazio espositivo ci sono poi testimonianze realizzate in modalità audio da alcuni viaggiatori che descrivono i tatuaggi delle donne del Medioriente, alcuni esempi di tatuaggio religioso cattolico, numerosi tatuaggi di carcerati e opere su pelle che rivelano l’appartenenza delle corporazioni di mestiere, diffuse principalmente tra gli artigiani medievali.
“Tatuaggio. Storie del Mediterraneo” si chiude con un tattoo studio old style. All’interno sono rilasciate in esposizione le ristampe di manifesti e reclami dell’universo circense. Queste stampe sono la testimonianza che per buona parte della seconda metà dell’ottocento, sino all’avvento della prima guerra mondiale, i corpi tatuati venivano esposti nei circhi per richiamare l’attenzione di spettatori paganti.
Il tatuaggio era visto come una pratica scandalosa, per la quale valeva la pena pagare come se si andasse a visionare dei fenomeni da baraccone. Oggi si tratta di una vera e propria arte oltre che di un vero e proprio business che merita l’attenzione di chi ama frequentare i musei e rendere il proprio corpo unico.