Lunar Codex è una sorta di capsula del tempo, un messaggio in bottiglia, una minuscola galleria d’arte contente il patrimonio artistico mondiale. Cosa ha di davvero speciale? Che si trova sulla Luna.
Lunar Codex e il programma Artemis
Il Lunar Codex è un progetto realizzato dall’agenzia Incandence, che si occupa di media digitali, editoria, applicazioni di archiviazioni e intelligenza artificiale e ha sede a Toronto. L’idea è di Samuel Peralta, presidente di Incandence stessa, al quale è venuta l’idea di una galleria d’arte sulla Luna durante la pandemia.
La galleria d’arte di Samuel Peralta riesce a rientrare nel programma Artemis della NASA. Oggi portare qualcosa nello spazio è diventato estremamente più facile e accessibile rispetto ad alcuni decenni fa e il progetto di Peralta può essere realizzato.
Il programma Artemis, che si prefigge l’obiettivo di riportare l’uomo sulla Luna e oltre, collabora con diverse società private per portare sul suolo del nostro satellite naturale materiale scientifico e tecnologico, ma anche culturale e artistico.
In questa piccola galleria d’arte lunare troviamo opere d’arte contemporanea, poesie, riviste, musica, film, podcast, libri. Tutte opere realizzate tra il 2010 e il 2023, da 30 mila diversi autori provenienti da 157 paesi del mondo.
Il lancio
Quando Samuel Peralta ebbe l’idea e trovò un modo per realizzarla, acquistò uno spazio di carico sul MoonPod dell’Astrobotic Technology.
La serie di capsule che comprendono la galleria lunare in questione è stata lanciata a partire dal novembre del 2023 fino al prossimo novembre 2024.
“La nostra speranza è che i viaggiatori del futuro trovino queste capsule del tempo e scoprano com’è il mondo oggi. Il progetto si basa sull’idea che, nonostante guerre, pandemie e cambiamenti climatici, l’umanità abbia trovato il tempo per sognare, per creare arte” – Samuel Peralta.
Perché Lunar Codex è diversa dalle altre opere d’arte lunare?
Non si tratta della prima opera d’arte inviata sul suolo lunare. Sulla Luna ci sono opere d’arte sin dal momento in cui l’uomo vi ha camminato per la prima volta. Nel 1969, ad esempio, l’Apollo 12 depositò dei disegni stilizzati di diversi artisti, tra i quali Andy Wharol. Tuttavia, questa volta è diverso.
Innanzitutto, è diverso per la quantità di opere d’arte, che l’agenzia è riuscita a racchiudere in piccolissime capsule del diametro di meno di 3 cm.
Questo progetto, inoltre, segna una serie di primati. È la prima volta che sulla Luna vengono lanciate:
- Opere di artiste donne.
- Film e musica internazionali.
- Opere di artisti disabili.
- Opere realizzata dalla collaborazione tra l’uomo e l’intelligenza artificiale.
La tecnologia utilizzata
Per rendere tutto ciò possibile sono state selezionate le opere presenti alla galleria d’arte lunare Lunar Codex e queste sono state, poi, sovrascritte sulle NanoFiche.
Quest’ultime sono una tecnologia in grado di contenere in formato analogico una grande quantità di informazioni. Inoltre, esse sono in grado di resistere all’ambiente ostile dello spazio, alle radiazioni elettromagnetiche, al calore e al freddo estremo, all’esposizione agli elementi, ai microbi e a molti tipi di sostanze chimiche.
L’ambiente lunare preserverà questa galleria d’arte per migliaia di anni.
Le opere presenti nel Lunar Codex
Come dicevamo, nel Lunar Codex ci sono le opere di 30.000 artisti provenienti da 157 diversi paesi nel mondo.
La scelta, tuttavia, non è la solita. Solitamente, quando si decide di realizzare una capsula del tempo contente l’arte e la cultura dell’umanità, si scelgono grandi artisti del passato, come Shakespeare, Dante, Omero.
La scelta di Peralta, invece, ricade sulle sole opere d’arte e di letteratura contemporanea. Per questo troviamo un romanzo rosa scritto da Kat Mizera, “Defending Dani”, e molte altre opere d’artisti pressoché sconosciuti. Probabilmente l’unico nome famoso che troviamo è quello dell’artista giapponese Yayoi Kusama.