Ogni tanto capita di incorrere in pubblicità fatte male per contenuto o per grafica: dei veri e propri flop pubblicitari. Una buona pubblicità deve attirare il pubblico, essere chiara, esaustiva, lasciando un pizzico di curiosità o creando desiderio per passare poi all’azione.
In generale, per evitare un flop pubblicitario, sia perché abbiamo realizzato una pubblicità poco efficace sia perché abbiamo sbagliato il modo di esporre il messaggio, è sempre bene fare un’approfondita ricerca preliminare sul tema.
Infatti bisogna conoscere a fondo l’azienda per cui stiamo preparando la grafica pubblicitaria o l’intera campagna. Partendo dalla sua storia, il settore di vendita, la concorrenza e i punti di forza dell’azienda. Si passa poi al lato opposto individuando il pubblico adatto, il target di riferimento.
In base a questo si imposterà il linguaggio più efficace per esprimere il concetto della nostra campagna.
Immagini e testi vanno valutati proprio pensando a chi è il mittente del messaggio. Un’ottima grafica elegante e signorile non sarà efficace se è rivolta a dei teenager. Studiare il target quindi è estremamente importante, se conosciamo bene il nostro cliente tipo potremmo immaginare meglio quali suggestioni preferisce.
La locandina creata per il Festival Jazz di Vignola, come possiamo vedere, è un’affollamento di parole dai font diversi, che però risulta ben bilanciato! Inoltre i colori richiamano subito alla memoria strumenti musicali, dischi in vinile, luci soffuse, sopratutto per chi è appassionato a questo tipo di musica l’assonanza viene subito alla mente. Mentre l’utilizzo di molti font differenti ricordano un po’ lo stile della musica Jazz mai monotono e sempre diverso.
Le regola da seguire per una grafica pubblicitaria efficace
Proprio per quanto riguarda i font bisogna cercare di non sceglierne troppi, ma è una regola che, se infranta con arte, si può anche eludere come nel caso del festival di Vignola. Considerate poi che il tempo dedicato alla lettura è molto basso, sia se stiamo parlando di una pubblicità cartacea, sia di una sul web. Il punto è quindi catturare l’attenzione e dare un messaggio chiaro in poche parole. Se affolliamo, con troppi font, la nostra grafica potremmo dare esattamente l’effetto contrario, vanno quindi seguite le regole per accostare insieme più font insieme.
Una volta scelti i font più adatti cercate di rivedere l’idea iniziale se vi accorgete che graficamente è presente troppo testo. Giocate con la gerarchia degli elementi aiutandovi con le griglie così da sistemare le spiegazioni lunghe, ma importanti più in piccolo nella parte più bassa del foglio. Parlando di volantini cartacei non sottovalutate la scelta della carta, un’ottima grafica ha bisogno di una carta che restituisca l’effetto desiderato, la carta sbagliata potrebbe invece rovinare tutto il lavoro fatto precedentemente.
Flop pubblicitari: attenti al contenuto
Per evitare di incorrere in errori che potrebbero anche causare incidenti diplomatici bisogna controllare come rende la pubblicità su ogni supporto. Una pubblicità pensata per il web e ridotta per la stampa potrebbe essere troppo piccola. Oppure se non si presta cura quando si ricollocano gli elementi si potrebbero coprire delle parti importanti. Come nel caso della pubblicità dell’acqua Uliveto, che doveva celebrare le ragazze del volley italiane, ma sulla grafica per la stampa ne sono state coperte due. Tra le ragazze mancanti una era nigeriana e qui è sorto a tutti il dubbio: un caso di razzismo o solo un errore di grafica?
Le pallavoliste oscurate sono Serena Ortolani, Paola Egonu manca poi all’appello anche Miriam Sylla, le ultime due hanno origini africane. Sui social sono partiti subito i post di disapprovazione contro il razzismo, ma a ben vedere tutto il layout risulta sbilanciato e frettoloso.
La grafica è povera, l’uso del fondo bianco sul testo verde in basso è un metodo superato e poco elegante, copre tra l’altro in parte altre persone, la scritta rossa in alto attira poco l’attenzione e la bottiglia risulta fastidiosa perché copre la vista. Si potrebbe quindi pensare che il caso Uliveto sia solo frutto di un lavoro mal fatto e non un caso di razzismo.