Abbiamo già parlato del Bauhaus, la scuola tedesca di arte e design che divenne un vero e proprio movimento artistico, un’innovazione nel design razionale e funzionale. Ma ciò che spesso ci si dimentica d citare è la forte componente femminile, impensabile, in realtà, per quegli anni.
“Non ci deve essere alcuna differenza tra il sesso più bello e quello più forte”, così recitava un proclama della scuola tedesca. Ed infatti, tra le aule del Bauhaus vi erano più donne che uomini. Anche se la maggior parte di esse finirono per frequentare solamente corsi di ceramica, tessitura e rilegatura libri, il loro contributo alla corrente artistica fu grande.
Il Bauhaus prometteva e proclamava una scuola senza alcuna distinzione, di sesso o di età, la libertà d’istruzione senza alcun limite. Il proclama funzionò e per gli anni che rimasero aperti vi fu un vero boom di iscrizioni femminili.
“Quella libertà è probabilmente qualcosa di essenziale che ogni studente dovrebbe provare”
Ecco, quindi, che le donne iniziarono a farsi notare nel mondo dell’arte e del design, e, sebbene per molto tempo furono a mala pena menzionate, esse scrissero la storia del movimento.
La verità sulla scuola dal punto di vista delle donne
Era il 1919 e il Bauhaus ricevette più iscrizioni femminili che maschili. Il proclama aveva funzionato, tutti avevano diritto a un’istruzione, ma era davvero così?
In realtà il dipartimento non si aspettava davvero tanto successo e tante studentesse donne, così subito dopo l’iscrizione indisse una selezione ulteriore, per lo più rivolta al gentil sesso. Le donne avevano teoricamente, secondo il regolamento d’istituto, accesso a tutti i corsi d’intaglio, di pittura e, dal 1927, addirittura a quello d’architettura.
Ma la realtà era diversa, la selezione successiva dirottava tutte le donne della scuola nelle classi di tessitura e ceramica. Come Gertrud Arndt, che a vent’anni vinse una borsa di studio e si presentò al Bauhaus piena di entusiasmo. Una volta arrivata a scuola, raccontò, le venne detto che per lei era disponibile solamente il corso di tessitura.
Ma queste donne non si lasciarono abbattere da un mondo ancora troppo bigotto, le promesse fatte dal proclama non erano state mantenute, ma esse dimostrano comunque tutto il loro valore. Per molto tempo, infatti, il corso di tessitura, interamente formato da donne, fu l’unico a dare un reale profitto alla scuola.
Le donne del Bauhaus
Tutti parlano di Gropius, di Paul Klee, di Ludwig Mies Van der Rohe, ma chi ha mai sentito parlare di Anni Albers, di Gunta Stolzl o Marianne Brandt? Nessuno parla mai delle donne del Bauhaus o di quello che esse hanno fatto per la scuola e per tutta la corrente artistica.
Anni Albers arriva al Bauhaus con l’intenzione di frequentare il corso di pittura, ma anch’essa viene rilegata in quello di tessitura. Nonostante ciò fu lei a far conoscere al mondo il laboratorio tessile della scuola. I suoi arazzi divennero un simbolo di funzionalità ed eleganza. Fu la prima donna a riuscire a ottenere un ruolo importante all’interno della scuola, divenendo direttrice del laboratorio di tessitura.
Anche Gunta Stolzl si ritrova rilegata nel laboratorio tessile, ma i suoi disegni erano audaci, tra patchwork e mosaici caleidoscopici, tanto da essere utilizzati per le sedie di Marcel Breuer. “Nulla mi ostacola nella mia vita, posso darle la forma che voglio”.
Nonostante le selezioni alcune donne riuscivano ad entrare comunque nei corsi maschili, alla fine ne valeva del nome della scuola. È il caso di Marianne Brandt, che entrò nell’officina metallica. I lavori di Marianne spiccano al di sopra di quelli dei suoi colleghi del sesso forte, e ancora oggi sono ricordati come un simbolo del movimento.
Furono queste e molte altre donne che riuscirono a farsi valere in un mondo prettamente maschile e il loro contributo fu essenziale per la scuola e per il tutto il movimento del Bauhaus, pioniere di un design moderno e indimenticabile.