Tempo che vai arte che trovi. L’arte si adatta, si plasma e veste il tempo che vive. Inevitabilmente l’arte ai tempi del Coronavirus racconta della pandemia, della quarantena, del dolore e della sofferenza, della solitudine, del distanziamento sociale, della voglia di rialzarsi. Ma tra i primi a chiudere i battenti con il lockdown sono stati proprio i musei. Ed allora l’arte ha dovuto reinventarsi e scoprire modi diversi per raggiungere le persone. Usciamo di casa per andare a fare la spesa e mentre camminiamo sul marciapiede deserto della città vuota gli occhi ci vanno sui murales. Gli stessi che erano lì, ma che non avevamo mai notato. Adesso però anche la street art si veste di nuovo, mostrandoci la nostra nuova quotidianità e cercando di donarci la forza di rialzarci.

Da Roma a New York, da Miami a Copenaghen, gli artisti hanno ridipinto i muri delle città.

L’arte della quarantena

I musei hanno chiuso le loro porte insieme a tutto il mondo. Il silenzio assordante delle città vuote ci accompagnava in un mondo dove l’arte non è così fondamentale. O per lo meno era quello che si pensava. Ma l’arte ci tiene vivi e ci dona la voglia di ripartire.

In men che non si dica i musei hanno trovato un nuovo modo per raggiungere le persone: tour virtuali e mostre digitali.

Murales
La quarantena e la pandemia impressa sui muri delle città di tutto il mondo

Le persone hanno aperto le proprie porte all’arte e la street art che è rimasta abbandonata nelle città vuote che fine ha fatto? Ci sono i murales che vediamo affacciandoci dalla finestra, quelli che prima non vedevamo perché coperti dalle file di automobili. Quelli che ci guidano lungo la strada per il supermercato, gli stessi che non notavamo perché impegnati a pensare a tutto e a niente.

Ma accanto ai vecchi murales sono apparsi negli ultimi mesi nuovi lavori da street art. Ma per molti i muri delle città sono un ricordo lontano, punti lontani irraggiungibili nel breve tragitto concesso da casa al supermercato. Ma che rumore fa un nuovo disegno apparso sul muro se nessuno lo vede.

La street art che racconta la pandemia

La street art è famosa per raccontare la realtà nelle sue opere e questa è la realtà dei nostri giorni. Il Covid-19 impresso sui muri delle città del mondo, la quarantena, il distanziamento sociale. Ecco come gli artisti raccontano la pandemia.

L’artista Sean Yoro, in arte Hula, si trovava a Miami nel periodo dello spring break. Poco prima del lockdown ha trovato il modo per lasciare il suo segno in quella che ben presto si sarebbe ritrovata essere una città vuota. La palla da demolizione di un cantiere è diventata il batterio del Coronavirus. Pronta a demolire tutto ciò che gli si para davanti, ma se la fermiamo, come fermo è il cantiere in quarantena, è inerme e non può farci niente.

Hula
Hula

I murales con le mascherine rimbalzano sui muri di tutto il mondo. A Dublino, per esempio, il collettivo Subset omaggia gli operatori sanitari con un murales a loro dedicato. Ma è in realtà il mondo intero a ringraziare il proprio personale medico.

O come l’opera rappresentata su un muro a Venice Beach, in California, dove due persone si baciano indossando le mascherine.

Coronavirus
Il Coronavirus a Venice Beach

Fino ad arrivare a Gaza, dove il murales di un giovane palestinese recita: “Combattendo l’epidemia, proteggiamo l’essere umano e preserviamo la terra”.

Gaza
Su un muro di Gaza

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