Nel design tutti i sensi vogliono la loro parte. Troppo spesso ci si sofferma solamente sulla parte visiva, ma nel meraviglioso processo della contemplazione di un’opera, qualunque essa sia, tutti i sensi sono importanti. Il senso che vogliamo sviluppare oggi è quello del tatto. Andiamo così a scoprire insieme che cos’è il design tattile.
Il tatto vuole la sua parte
Diciamoci la verità, il tatto è uno di quei sensi che proprio non riusciamo a controllare. È un’indole dell’essere umano. Avete presente quando da qualche parte trovate scritto “non toccare” e arriva quell’irrefrenabile voglia di toccarlo?
Spesso nei musei si sa, le opere non si toccano. Ma il design spesso ce lo portiamo a casa. E sono quelle le opere che vogliamo toccare, annusare e, non solo, vedere. Pensate a una tovaglia, dalla trama spessa. Pensate alla texture che scorre sotto le dita.
O, per gli amanti del genere, pensate alla bellezza di sfogliare le pagini di un libro, o all’ebrezza nel far scorrere un dito su una tela ancora bianca.
Ma non è tutto qui. Comprereste mai un mobile senza toccarlo? Una poltrona senza sedervi sopra di essa almeno una volta? Tutto questo è design tattile.
Perché agli esseri umani piace “toccare” le cose?
La stimolazione tattile è essenziale nel processo di apprezzamento di qualsiasi cosa. Il tatto è al pari della vista, in alcuni casi anche al di sopra di essa. Il tatto ci rimanda a ricordi più profondi, celati, quelli che racchiudono i sentimenti veri.
Lo psicologo Harry Harlow portò a termine, nel 1958, un esperimento, durante il quale pose di fronte a delle scimmie neonate due madri surrogate. La prima aveva il latte artificiale e, quindi, una fonte di nutrimento per esse. La seconda era coperta di stoffa. Le baby scimmie scelsero la seconda, nonostante non potessero nutrirsi con essa.
Questo non è l’unico studio del suo genere. Negli anni ne seguirono altri. Ad esempio, la School of Medicine dell’Università di Miami, scrisse un trattato che, in sostanza, sosteneva che i bambini prematuri acquisivano totale autonomia molto più velocemente se venivano toccati, coccolati e abbracciati, invece di essere lasciati in incubatrice.
L’esigenza di toccare diventa il design tattile
Ben presto anche il mondo del design capì quanto importante è l’esigenza umana del toccare. In realtà, probabilmente, è qualcosa che si è sempre saputo, anche se il design tattile non è stato considerato così fondamentale per molto tempo.
Il conforto del tatto deve essere presente in tutti gli ambienti che quotidianamente viviamo.
“Prestando maggiore attenzione a tutti i sensi, gli ambienti possono essere più piacevoli e stimolanti, senza diventare più stressanti” – Architetto Chris Downey.
“Le persone sono attratte dalla tattilità perché cercano qualcosa di reale. Trascorriamo gran parte del nostro tempo nel mondo digitale: qualcosa di naturale ci avvicina alla realtà”.
“Più le nostre vite diventano digitali, più desideriamo il fisico. Si tratta di equilibrio. Ci stiamo muovendo verso materiali più tattili che coinvolgono i sensi” – Ilse Crawford di IKEA.
La texture e il design tattile
Se parliamo di design tattile non possiamo non parlare di texture. Essa è la trasposizione fisica del concetto astratto del design tattile. La texture è di fatto la superficie di un materiale o di un oggetto. Con il termine texture non si indica solo la sensazione al tatto, ma anche le qualità cromatiche e morfologiche.
La texture è la “qualità visibile e tattile della superficie di un oggetto”. Potremmo pensare di tradurla, banalmente, con il termine trama. Ma essa ci rimanderebbe solo a una sensazione visiva. Quella di cui parliamo noi, invece, non è solo una trama visiva, ma anche tattile.
Concludiamo con un esempio pratico. Immaginate di toccare un foglio. Che sensazione vi da se è liscio? Mentre se è ruvido? Secondo gli esperti nel primo caso si avrà una sensazione fredda e artificiale. Mentre nel secondo caso ci darà una sensazione di calore e naturalità.