Oggi facciamo un salto indietro nel tempo di più di novant’anni, a quando, nel 1930, Louis Dufai ha inventato un processo di stampa conosciuto come Heliophore, ispirandosi alle ali delle farfalle Morpho. E voi conoscete questa tecnica? Scopriamo insieme che cos’è l’Heliophore, quale è stata la sua evoluzione nel corso di quasi un secolo e qualche oggetto che, ad oggi, è da collezione.

Louis Dufai e l’invenzione dell’Heliophore

Louis Dufai fu uno dei pionieri della fotografia e della cinematografia a colori. È anche grazie al suo paziente e meticoloso lavoro se siamo passati dalle immagini in bianco e nero a quelle a colori. A lui, infatti, sono attribuite due tecniche sfruttate per le prime fotografie a colori e per il cinema a colori. Sono il Diopticrome, per la fotografia, e il Dufaycolor per il cinema.

Farfalla Morpho
Louis Dufai si ispirò alle farfalle Morpho del Sud America

Come possiamo, quindi, facilmente immaginare, quindi, tutta la sua vita ruotava intorno ai colori e all’ossessione di riuscire ad immortalarli.

Oltre alla fotografia e al cinema, Dufai aveva un’altra grande passione: era un grande collezionista di farfalle. Ha passato molto tempo ad osservare e a studiare le farfalle Morpho, originarie del sud America, le cui ali sono in grado di riflettere la luce.

Dufai vuole riprodurre questo effetto e per farlo realizza un nuovo processo di stampa su fogli di alluminio, nasce così l’Heliophore.

Che cos’è l’Heliophore

L’Heliophore è una tecnica di biomimetismo, ovvero un’invenzione ispirata alla natura.

Heliophore
Immagine realizzata con la tecnica di stampa Heliophore

Secondo la definizione di Thierry Chancogne e Chaterine Guiral, l’“Heliophore è un sistema di animazione visiva di lastre metalliche colorate, che sfrutta il ritorno di luci incidenti, grazie a un reticolo di 24 linee per millimetro orientate a varie angolazioni, per ottenere sorprendenti effetti spaziali, con lo spostamento del supporto o delle sorgenti luminose.

L’Heliophore è realizzato con un complesso di fogli di alluminio colorati incollati a uno strato di cera e controincollati su cartone stampato con matrici di plastica incise a mano dai disegnatori”.

La tecnica di stampa negli anni

Purtroppo Dufai non poté vedere le ripercussioni che la sua invenzione ebbe nel mondo della fotografia, del cinema, e non solo, perché venne, improvvisamente, a mancare pochi anni dopo che ebbe depositato il brevetto.

Dovettero passare diversi decenni prima che l’Heliophore riuscì a raggiungere l’apice, diventando di moda. Il successo è dovuto al movimento artistico dell’arte cinetica. Siamo negli anni ‘60/70 e la parola d’ordine è movimento.

Per creare il movimento vengono utilizzati il vento, il sole, un motore, lo spettatore stesso. Ed è qui l’heliophore trova spazio.

Grazie a questa tecnica di stampa è possibile ricreare il “movimento” anche su immagini decorative o pubblicitarie, sulle copertine di dischi o libri, e su molto altro.

L’utilizzo dell’Heliophore e gli oggetti che oggi sono diventati da collazione

In quegli anni l’Heliophore è stato molto utilizzato dal settore della musica, per la realizzazione di manifesti, copertine di dischi, ecc.

Dischi Heliophore
Copertine di dischi realizzate con la tecnica Heliophore

Questa tecnica di stampa è stata utilizzata per realizzare le immagini per il festival di Woodstock. Nel 1967, invece, fu la copertina della musica elettroacustica. Fu, infatti, creata una raccolta le cui copertine, in edizione limitata, erano realizzate in heliophore, perché questa tecnica rappresentava al meglio questo stile musicale.

Questa tecnica trovò molto spazio anche al cinema, dove il regista Romy Schneider la utilizzo per rappresentare visioni allucinogene.

Fu, inoltre, utilizzata anche nel mondo della letteratura, per realizzare le copertine di vari libri. Lo scrittore fantascientifico Gerard Klein creò una raccolta in oro, alluminio e bronzo, perché voleva “una raccolta diversa, che dimostrasse al mondo letterario, uno dei più duri e conservatori che abbia mai incontrato, che la fantascienza può essere un genere letterario a tutti gli effetti e che almeno alcune delle opere che ne fanno parte possano avere l’aspetto e la dignità di libri normali”.


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