Oggi parliamo di una strategia di marketing utilizzata da grandi aziende e da moltissimi grandi brand. Un modo originale e simpatico per attirare l’attenzione del grande pubblico e avvicinarsi amichevolmente ad esso. Stiamo parlando della mascotte del brand. Come può essere Ronald McDonald o l’omino Michelin. Scopriamo insieme quella che è probabilmente una delle più simpatiche strategie di marketing e scopriamo i segreti dietro alcune delle mascotte più famose.
La mascotte: un po’ di storia
Oggi conosciamo molto bene le mascotte, che siano esse associate a brand o ad associazioni sportive ad esempio. Entrano nell’immaginario collettivo e spesso diventano parte di una cultura contemporanea senza che nemmeno ce ne accorgiamo, sdoganandosi dal vincolo con il brand.
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Sappiamo da dove arrivano le mascotte? Quale è loro origine e la loro storia?
Il primo ad utilizzare il termine mascotte è stato Frederic Mistral nel diciannovesimo secolo. La parola deriva dal termine provenzale “mascoto” e vuol dire “buona sorte”. Per questa ragione le mascotte sono considerate il portafortuna del brand.
Nell’immaginario il compito del mascoto è davvero importante. Essa deve scacciare la sfortuna e portare prosperità al gruppo. Nel mondo dello sport la mascotte ha il compito di portare il team alla vittoria.
Che cos’è una mascotte
La mascotte può essere rappresentata sotto forma di un’animale, di una persona, ma anche di un essere inanimato. Spesso questa rappresentazione grafica si presenta più come una caricatura.
Essa non è mai un personaggio reale, ma sempre un personaggio immaginario. Esso rappresenta una marca, un brand, una squadra, un gruppo, un evento, un programma o un luogo.
Oltre al compito di portare fortuna, sia che ci crediamo o meno, esso ha un altro importante compito: quello di rendere il brand amichevole e riconoscibile.
Questi personaggi diventano delle vere e proprie celebrità, entrano nell’immaginario collettivo e diventano parte integrante dell’identità visiva del brand.
Essa crea un legame positivo con il pubblico, donando al brand o alla compagnia una personificazione e un’umanizzazione. Un approccio decisamente psicologico come strategia di marketing.
“Una mascotte può trasmettere affetto attraverso la personificazione e indurre fiducia creando legame e complicità” – Jean Claude Boulay.
Nel mondo dello sport
Se pensiamo alla mascotte la nostra mente si catapulta subito su un torneo di campionato americano. Effettivamente, il mondo dello sport è stato il primo ad adottare questo elemento visivo come strategia di marketing.
Anche in contesti internazionali non sono mancate importanti e accattivanti mascotte. La prima ad essere davvero “internazionale” è stato Willy, con la coppa del mondo del 1966.
Viene poi Waldi, il portafortuna ufficiale delle Olimpiadi di Monaco del 1972. Waldi è la prima mascotte nella storia dei giochi olimpici estivi.
Altri esempi famosi
Molti brand, non legati al mondo dello sport, hanno deciso di adottare una mascotte nel loro team ufficiale, nel corso degli anni. Scopriamone alcune.
Nel 1973 fa la sua prima apparizione il coniglietto rosa della Duracell. Nei suoi primissimi spot il coniglietto appariva mentre suonava il tamburo. Ma la sua carica è inesauribile, grazie alle batterie Duracell, ovviamente, e negli anni ha praticato qualsiasi tipo di sport: sci, kayak, boxe, maratona, calcio. Nel 2019, infine, con l’ultimo spot, il coniglietto rosa ha anche iniziato a parlare!
Come non citare, poi, Ronald McDonald, il clown più famoso del mondo, mascotte dell’omonima catena di fast food. Ronald fa la sua prima apparizione ufficiale nel 1963, durante l’inaugurazione di un nuovo ristorante McDonald a Washington. Da lì in poi il suo successo è stato planetario e inarrestabile.
C’è poi l’omino Michelin, così conosciuto, anche se il suo vero nome è Bibendum. È uno delle mascotte più famose del mondo in assoluto, nato come logo, per poi diventare un essere animato. Curiosa è la sua nascita. Durante l’esposizione di Lione del 1894, Edouard Michelin nota che un mucchio di pneumatici assomigliavano moltissimo ad un uomo con braccia e gambe. Bibendum è anche una delle mascotte più “vecchie” in assoluto. Oggi, infatti, ha più di 120 anni.