La settimana scorsa abbiamo parlato del marketing territoriale, l’insieme delle strategie di marketing per promuovere un territorio. Ma riuscite a immaginare quale sia il marketing territoriale più famoso di sempre? Quello messo in atto dalla città di New York, ovviamente. I Love NY è diventato molto più di una semplice strategia di marketing, questo piccolo e semplice logo è diventato parte integrante della cultura di massa, non solo dei newyorkesi, ma del mondo intero.
Perché New York City ebbe bisogno del marketing territoriale
New York City è diventato un brand negli anni ’70, con una sola rivisitazione, avvenuta negli anni 2000.
La città di New York è rumorosa, caotica, colorata. È entrata nell’immaginario di ognuno di noi e chi è che non sogna una notte in New York City? La città che non dorme mai non ha bisogno di presentazioni, eppure la storia del suo marketing territoriale è una fonte di ispirazione.
Adesso New York non avrebbe bisogno di “farsi pubblicità”. Eppure negli anni ’70, quando è iniziato il branding, la città aveva una pessima reputazione. Il tasso di criminalità era il più alto degli States e continui black out mandavano spesso in tilt la Grande Mela.
Il cinema non aiutava. In quegli anni, infatti, spopolarono diversi titoli che presentavano la città come un luogo malfamato, sporco, discriminante e pericoloso.
I Love NY: la nascita del brand
Era il 1977 quando si decise che bisognava fare qualcosa per ribaltare la cattiva reputazione che la città si era creata.
Il logo di New York, inconfondibile, come lo conosciamo ancora oggi, nasce quell’anno per mano di Milton Glaser, artista e designer newyorkese. Glaser riadattò un logo già esistente, quello di Charles Moss.
E in piena rivoluzione da figli dei fiori non si poteva che mettere un grande cuore rosso al centro del logo, a sostituire la parola “amore”. I Love NY (Io Amo New York), con le lettere I N Y incise in caratteri neri e un cuore rosso ciliegia al posto di love.
Il logo fu accompagnato da una campagna pubblicitaria, che nel tempo venne dimenticata. Ma non il logo. Esso è perdurato nel tempo, divenendo un’icona culturale.
La nascita del marketing territoriale
I Love NY fu una rivoluzione per la città e per i cittadini stessi, che iniziarono a sentirsi parte di una comunità e a sviluppare un orgoglio che oggi è parte integrante di ogni newyorkese.
Tuttavia, I Love NY fu una rivoluzione anche per il resto del mondo. Si tratta, infatti, del primo esempio di marketing territoriale e del più efficace di sempre. In quegli anni non era solo New York ad avere una cattiva reputazione, ma la maggior parte delle città metropolitane del mondo, dove si concentrava la criminalità e dove tutto sembra solamente caos e confusione.
In essa si rispecchiarono molte altre realtà cittadine che, prendendo New York come esempio, iniziarono ad attuare le loro strategie di marketing territoriale per rilanciare l’economia cittadina e il turismo, nonché l’orgoglio cittadino e il senso di appartenenza a una comunità forte e unita.
Dopo l’11 settembre
Tutti noi sappiamo il successo che questo semplice logo ebbe e di come ha saputo resistere al tempo e ai cambiamenti. Tuttavia, c’è stato un cambiamento che non poteva passare inosservato.
L’evento storico che segna il prima e il dopo nel cuore pulsante della Grande Mela, in tutti i suoi cittadini e nel mondo intero. Si dice che se chiunque ricorda cosa stesse facendo l’11 settembre del 2001.
Sappiamo per certo cosa stava facendo la città nei giorni e nei mesi successivi: provava a rinascere dalle ceneri.
È per questo che lo stesso Milton Glaser decise che era arrivato il momento di ritoccare il suo intramontabile logo I Love NY. Una versione speciale apparse per un po’, divenendo anche la copertina del Daily News: “I Love NY More Than Ever” (Amo New York più che mai), con una cicatrice nera sul cuore rosso. Anche dopo che il Covid ha colpito duramente la città, nelle prime ondate del 2020, il logo “speciale” è stato rispolverato, per ricordare a tutti che New York può affrontare qualsiasi cosa.
Altre campagne si susseguirono negli anni successivi, come la campagna “This is New York City”, ma noi in fondo sappiamo che il logo di Glaser non morirà mai.