Quest’anno la Biennale dell’architettura ha visto partecipare i lavori di 112 “artisti della progettazione”. Vediamo insieme quali sono state le novità di questa edizione.
Biennale architettura 2021
Svoltasi dal 22 maggio al 21 novembre di quest’anno, la Biennale dell’architettura ha registrato una cosa come oltre 300 mila presenze. Non solo, ha dato la possibilità a 112 partecipanti provenienti da circa 46 Paesi di mostrare le novità in ambito di progettazione architettonica.
La cosa straordinaria – e nuova – di questa edizione è che la presenza maggiore è stata quella femminile. Queste donne vengono dall’Africa e dall’America Latina, ma anche dall’Asia e dalla nostra bella penisola italiana.
Una mostra che ha regalato ai suoi visitatori 5 aree tematiche, 3 delle quali allestite all’Arsenale di Venezia. Perché non ve l’avevamo detto che la Biennale la si fa da sempre nella bella città sull’acqua unica nel mondo?
How will we play together?
Principalmente l’edizione della Biennale di quest’anno ha visto protagonista la mostra How will we play together? Un progetto realizzato da 5 architetti che si sono ispirati al gioco.
Una mostra complessa, ricca di temi hot come la questione dei confini e dei flussi di migranti che stiamo affrontando da secoli. Non solo, ci parla anche di cambiamento climatico ed emergenza ambientale.
Insomma, a questa Biennale, realizzata per miracolo nei tempi del Covid (è bene non dimenticarlo), non manca proprio nulla per far riflettere chi si trova davanti alle opere esposte.
Si sviluppa usando come parola chiave “unione”: di competenze, di progetti e di idee. Mission (non) impossible quella di collaborare a far sì che il mondo sia un posto migliore.
Dichiarazioni e collaborazioni
“Non possiamo più aspettare che i politici propongano un percorso verso un futuro migliore. Mentre la politica continua a dividere e isolare, attraverso l’architettura possiamo offrire modi alternativi di vivere insieme”. A parlare è il curatore della Mostra Hakim Sarkis, che nel padiglione centrale dei Giardini ha deciso di esporre opere come “The World Turned Inside Out” di Plan B, e “The earth is an Architecture” di TVK.
Queste due opere sono degne di nota perché sono il fiore all’occhiello di questa edizione della Biennale e sono la vera e propria dimostrazione di ciò che ha dichiarato Sarkis: la forma architettonica può unire ciò che i potenti del mondo vogliono dividere per interesse.
Tra le altre collaborazioni presenti alla Biennale ricordiamo Stations + Co-Habitats: una vera e propria ricerca del progetto d’unione architettonica perfetta sviluppata da ricercatori provenienti da diverse università nel mondo.
Biennale e Victoria and Albert Museum
La novità di questa Biennale è la collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra. Hanno presentato il Progetto Speciale del Padiglione per le Arti Applicate.
Il progetto porta il nome di Three British Mosques ed è stato realizzato in collaborazione con il noto architetto Shahed Saleem. L’idea è quella di portare alla luce il lavoro che c’è dietro il mondo del fai da te, nell’ambito della realizzazione delle moschee.
Un progetto che guarda oltre e vuole mettere in collegamento mondi diversi: quello musulmano e quello occidentale.
Una bella collaborazione che vede unirsi due realtà che fanno e promuovono arte da secoli alla ricerca di un nuovo mood artistico dedicato prima di tutto all’edificio architettonico.