L’arte nasce dai sentimenti e dalle emozioni più forti, dalle esperienze di vita che più ci hanno segnato e toccato nel profondo. Nel 2020, l’anno di pandemia, l’arte è esplosa. Sebbene le porte dei musei erano chiuse, l’arte si è saputa reinventare. Gli artisti hanno saputo trasformare il dolore e la sofferenza in qualcosa di nuovo. E tutto ciò è stato raccolto nel CAM, il Covid Art Museum. Diamogli uno sguardo.
Che cos’è il CAM, il Covid Art Museum?
Il Covid Art Museum, abbreviato in CAM, è una pagina Instagram reiventatosi museo digitale. Abbiamo visto come tutti i musei hanno dovuto abbracciare il digitale, quando le loro sedi fisiche sono state chiuse per prevenire i contagi. Ma questo particolare museo è nato direttamente in digitale, e già questo, di per sé, è l’emblema della pandemia.
Inoltre, si è deciso di aprirlo proprio su Instagram, il social network delle fotografie, culla di migliaia di artisti di tutto il mondo e di tutti i tipi.
Il Covid Art Museum è nato nel periodo più duro, la prima quarantena, quella che ha chiuso a chiave il mondo, sconvolgendolo. Perché quello che oggi, dopo quasi un anno, può sembrare quasi la normalità, allora ci ha colpito inaspettatamente, distruggendo tutte le nostre certezze.
Ed è stato proprio nel periodo più duro di tutti che gli artisti hanno iniziato a dipingere, disegnare, scolpire e inventare. Ed è stato così che qualcuno ha sentito forte l’esigenza di aprire il Covid Art Museum, per raccogliere tutto ciò.
Un archivio digitale che raccoglie le emozioni della pandemia
Il Covid Art Museum, inoltre, è il primo museo, digitale e non, interamente dedicato al tema della pandemia. Nato da un’idea di Irene Llorca, Jose Guerrero ed Emma Calvo, tre pubblicitari spagnoli, il CAM ha attirato l’attenzione degli artisti di tutto il mondo.
È un archivio digitale per raccogliere tutto quello che è successo nel corso della pandemia che ha sconvolto il mondo, affinché quelle storie, quelle vite, rimangano nel tempo, per non essere dimenticate.
L’arte ha reagito in modo diverso alla pandemia, c’è chi ha venduto i propri disegni, devolvendo il ricavato alle aziende ospedaliere, come Andrea Mastrovito e Valerio Berruti. O street artist come Banksy e Pejac, che si sono reinventati all’interno dei loro appartamenti.
Ma in molti hanno trovato il loro giusto spazio all’interno del CAM. Tutti possono arricchire il CAM con nuove opere, basta compilare un formulario o, ancora più semplicemente, condividere le proprie immagini sul social network Instagram con l’hashtag #CovidArtMuseum.
Le opere che possiamo trovare al CAM
Anche a distanza di un anno sono molte le opere nuove che arrivano al CAM.
C’è l’opera realizzata da Francesco Vezzoli per la copertina di Vanity Fair, le illustrazioni di Pierpaolo Rovero, le sculture di Zelina o le mascherine realizzate dall’artista cinese Zhijun Wang.
Ci sono rivisitazioni delle più importanti opere d’arte della storia umana, reinterpretate in stile Covid-19. Come la Creazione di Adamo di Michelangelo con l’indispensabile Amuchina. Ma c’è anche chi vuole ricordare che il Covid-19 non è l’unico problema con cui l’umanità deve fare i conti.
In un’immagine pubblicata sul CAM, la natura recita: “Hey human! When you come back, act different” (Hey umani! Quando ritornerete, comportatevi diversamente).
I tre fondatori della pagina, durante un’intervista hanno detto, tuttavia, che non tutte le immagini che giungono a loro vengono pubblicate. “Una selezione è necessaria. Ogni giorno riceviamo più di 200 opere, non sarebbe possibile pubblicarle tutte. Il nostro processo di selezione tiene innanzitutto conto del fatto che le opere siano state realizzate durante la quarantena.
È importante inoltre che il tema principale, il concept dell’opera abbia a che fare con la pandemia. Ovviamente selezioniamo anche in base al nostro gusto e criterio artistico personale”.
Sicuramente vale la pena dare uno sguardo al Covid Art Museum e se avete un’opera nel cassetto, perché no, anche contribuire ad esso.