Nel controllare il flusso di utenti che visitano il nostro sito c’è una metrica importante da tenere in considerazione, spesso dimenticata o sottovalutata. È la Bounce Rate, letteralmente la frequenza di rimbalzo. Scopriamo insieme che cos’è, cosa misura e perché è importante.
Bounce Rate: definizione
Letteralmente con il termine Bounce Rate si indica la frequenza di rimbalzo. Per calcolare la Bounce Rate si divide il numero totale di utenti che visualizzano una sola pagina, per il numero di entries nelle pagine.
In poche parole la frequenza di rimbalzo è la percentuale di utenti che abbandonano il sito web dopo aver visualizzato una sola pagina. Rimbalzano, quindi tornano indietro, alla pagina del motore di ricerca o al sito web dal quale ci hanno raggiunto attraverso un link.
È una metrica importante che potrebbe rivelarci che qualcosa non va. Spesso il numero di visitatori, infatti, non corrisponde al numero di chi è realmente interessato, e allora dobbiamo trovare un modo per interessare anche quel pubblico di utenti che abbandona il sito in anticipo.
Come si misura la frequenza di rimbalzo
Il valore di riferimento varia molto, soprattutto a seconda della tipologia di sito e non è sempre facile capire se il valore di Bounce rate è effettivamente alto o se, tutto sommato, può andar bene così com’è.
Il fenomeno, studiato molto da Google Analytics, è difficile da comprendere. Proprio Google Analytics, ad esempio, lo calcola come una sessione che attiva una sola richiesta. Con ciò si intende quando un’utente entra su una pagina e la abbandona senza interagirci, senza, perciò eseguire altre richieste a Google Analytics.
Google calcola così il Bounce Rate: “è il rapporto tra le sessioni di una sola pagina divise per tutte le sessioni o la percentuale di tutte le sessioni sul tuo sito nelle quali gli utenti hanno visualizzato solo una pagina e hanno attivato una sola richiesta al Server Analytics”.
Molti sistemi di statistica fissano il Bounce Rate a 30 secondi. Ciò vuol dire che se un utente abbandona la pagina prima dei 30 secondi vuol che non è interessato. Tuttavia, come dicevamo, questo varia molto, e alcuni fissano la frequenza di rimbalzo, addirittura, ad appena 5 secondi.
Il Bonce Rate a seconda del sito
La maggior parte dei siti ha un Bounce Rate compreso tra il 26% e il 70%. Sulla base di questo è stato possibile creare una sorta di schema per capire cosa vogliono dire le varie percentuali della frequenza di rimbalzo.
- Inferiore al 26%. Se la frequenza è così bassa qualcosa non funziona. Probabilmente ci sono dei problemi con il Server Analytics.
- 26%-40%. È il Bounce Rate perfetto! Il sito è ben fatto, interessante e invoglia gli utenti a rimanere in esso e continuare l’esplorazione attraverso le varie pagine.
- 41%-55%. La maggior parte dei siti si trova in questa percentuale.
- 56%-70%. Un po’ troppo alto, si potrebbe migliorare qualcosa dal punto di vista dei contenuti e della struttura grafica del sito.
- Oltre il 70%. Il sito ha sicuramente dei problemi da migliorare.
Ma come dicevamo tutto ciò è molto relativo e dipende sempre dal tipo di sito. Un sito web che promuove eventi, ad esempio, potrebbe avere un Bounce Rate molto alto, perché gli utenti entrano solamente per leggere le informazioni che gli interessano (indirizzo, data e orario) e abbandonano la pagina, probabilmente prima dei 30 secondi. Ma questo non è necessariamente un problema, se lo scopo del sito web è quello.
Un’e-commerce, invece, dovrebbe avere un Bounce Rate molto basso, in quanto l’utente dovrebbe essere invogliato a navigare tra le varie pagine per trovare, scegliere e comprare il prodotto interessato.