Non passa nemmeno un giorno senza che, entrando su Facebook, su Whatsapp o su qualsiasi altro social network o app di messaggistica, tu non veda un meme, che non rida alla sua idea e che non lo condivida. Sono ironici, iconici ormai, propagandisti, virali. Ma come sono davvero i meme? Come sono nati? E come hanno fatto ad invadere il web e divenire così radicati nella cultura digitale?

Quando sono nati i meme

Quando sono nati i meme? Abbastanza recentemente ci verrebbe da pensare, sicuramente dopo l’avvento di Internet, o forse no? In molti ritengono che il primo meme della storia, anche se all’epoca non esisteva ancora il termine “meme”, sia una vignetta del 1919, apparsa sulla rivista dell’Università dell’Iowa Winsconsin Octopus.

Proprio come quelli più odierni la vignetta divenne a suo modo virale, finendo su altre riviste, come The Judge.

Incredibile è quanto moderna possa sembrare quella vignetta, la quale, in realtà, ha la veneranda età di un secolo tondo tondo.

Due immagini messe a confronto con la didascalia: “Come credi di essere quando sei sotto i riflettori” e “Come sei realmente”. Vi dice niente? Quanti meme del genere esistono? Centinaia, migliaia.

Il primo meme
Il meme della rivista dell’Università dell’Iowa Winsconsin Octopus

Ma forse ne esistono ancora più antichi. Forse, perché chi può dire per certo che sia così, se il termine è stato coniato non prima del 1976.

C’è chi ritiene che un primissimo esempio di meme sia stato rinvenuto addirittura nelle rovine di Pompei. Qui è stato ritrovato un quadrato di pietra con 5 parole che formano un palindromo: “SATOR – AREPO – TENET – OPERA – ROTAS”. Non solo si possono leggere da sinistra a destra e da destra a sinistra, ma le singole parole possono anche essere lette in verticale. Non si sa cosa vogliano dire, ma quel che è certo è che a loro modo divennero virali. La stessa scritta, infatti, fu ritrovata in molti siti archeologici di epoca romana.

Il primo meme
“SATOR – AREPO – TENET – OPERA – ROTAS” – il meme di Pompei

Cosa vuol dire meme?

Il termine meme fu ufficialmente coniato nel 1976, nel libro Il Gene Egoista, di Dawkins, dandogli la definizione di “idee che si diffondono da cervello a cervello”. Meme è il diminutivo di mimene, cioè “unità di imitazione”. L’imitazione può essere una frase, una creazione artistica, un disegno, una teoria, una religione, qualsiasi cosa possa essere diffusa, appunto, da un cervello all’altro.

Il meme trova sede in un cervello, dal quale nasce e poi si diffonde, attraverso la comunicazione, negli altri cervelli. Durante questi passaggi può modificarsi, danneggiarsi e mutare, può avere successo e divenire virale o estinguersi.

Perché hanno invaso il web?

Arriviamo, infine, ai giorni nostri, all’avvento di internet, e al significato che oggi giorno diamo ai meme. Quale è stato il primo a divenire davvero virale su Internet? Si ritiene che sia l’immagine del bambino che balla, realizzata dal grafico Michael Girard nel 1996. L’immagine era stata creata per dimostrare la possibilità di disegnare e programmare un disegno in movimento al computer.

Il datore di lavoro di Girard rimase molto colpito e diffuse l’immagine tra gli sviluppatori, arrivando anche alla LucasArts, che ha trasformato il lavoro del grafico in una gif.

Uno dei meme più virali in assoluto è l’immagine di John Travolta confuso, ripreso da Pulp Fiction, e ripresentato davvero in tutte le salse sul web, rendendo impossibile calcolare il numero di condivisione che è riuscito a raggiungere.

Il meme virale
John Travolta è il protagonista di uno dei meme più virali in assoluto

I meme sono semplici, divertenti e dinamici, per questo sono virali. È il vero punto di forza del web, in esso è racchiusa la popolarità, la spinta di condivisione, il coinvolgimento dell’utente, tutti elementi indispensabili affinché qualcosa funzioni davvero nel mondo digitale.


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