How will we live together? È il titolo della Biennale di Architettura di Venezia 2021. Una mostra che è un forte messaggio al mondo, per ripartire nel migliore dei modi. Una mostra che vuole responsabilizzare le persone riguardo le problematiche che andremo ad affrontare nei prossimi anni.
How will we live together: come, dove e quando
Le Biennali ripartono, dopo una lunga pausa dovuta alla pandemia. E per questo si trovano in una linea temporale instabile, una visione accelerata verso il futuro, ma allo stesso tempo rallentata da un anno e più di stop.
La mostra doveva essere inaugurata nel 2020. Ma, ovviamente, è stata posticipata fino ad ora. Ed ora nulla ha più lo stesso significato. Come possiamo proiettarci velocemente verso il futuro se ci siamo dovuti bloccare in un presente lunghissimo?
Eppure, alla fine eccoci qua, a domandarci: come vivremo insieme?
How will we live together è una mostra internazionale curata da Hashim Sarkis, professore del Massachussets Institute of Technology. Esposti ci sono i lavori di 112 partecipanti provenienti da 46 diversi paesi.
Quella di quest’anno è la diciassettesima edizione della Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, la quale rimarrà aperta al pubblico dal 22 maggio 2021 al 21 novembre 2021, all’Arsenale e al Forte Marghera di Venezia.
Come vivremo insieme domani?
La mostra si pone alcune domande sul nostro domani. La prima, quella del titolo stesso, ovviamente, “How will we live together” (Come vivremo insieme?). Saremo in grado di convivere armoniosamente tra di noi e con gli altri esseri viventi, con la natura e con il pianeta stesso?
La mostra non si pone come obiettivo quello di sensibilizzare i visitatori, ma quello di responsabilizzarli, riguardo le tematiche che pongono in primo piano le sfide e le problematiche che l’umanità si troverà ad affrontare nei prossimi anni.
La domanda sarebbe esistenziale anche se non si concludesse con together, come vivremo?
Le risposte passano dal mondo microscopico a quello macro. Dal corpo umano al pianeta stesso.
È proprio il tempo al centro della mostra. Quel tempo che sembrava correre veloce verso un futuro fin troppo imminente, ma che ha subito un inaspettato, brusco, stop.
Una Biennale il cui significato è stato completamente stravolto dalla pandemia
Come dicevamo la mostra How will we live together doveva svolgersi più di un anno fa. Le tematiche trattate, quindi, non avevano nulla a che fare con la pandemia.
Eppure questa ha completamente stravolto il significato della Biennale, che ora si leggerebbe più “How will we survive together”, piuttosto che How will we live together.
La mostra ci pone di fronte a una sorte di adattamento dell’umanità, di fronte a futuri e inevitabili cambiamenti. Quei cambiamenti, tuttavia, hanno subito delle variazioni o sono stati bruscamente accelerati dalla pandemia. E allora la mostra assume un significato completamente diverso, anche se non era stata pensata con la prospettiva di un’emergenza sanitaria di questa portata.
Ma quindi How will we live together?
Alla fine, la domanda della biennale è sempre la stessa: come vivremo? Come sarà il futuro dell’umanità?
“Poniamo questa domanda agli architetti perché crediamo che abbiano la capacità di dare risposte più stimolanti di quelle che la politica ha finora offerto in gran parte del mondo. La poniamo agli architetti perché hanno la grande abilità di attirare diversi attori ed esperti nel processo di progettazione e costruzione.
La poniamo agli architetti perché noi, come architetti, ci preoccupiamo di dare forma agli spazi in cui le persone vivono insieme e perché spesso immaginiamo questi ambienti in modi diverso dalle norme sociali che li dettano”, spiega Hashim Sarkis, curatore della mostra.
Il futuro che i partecipanti al concorso vogliono progettare è trainato dalla tecnologia, nel modo più positivo in cui possiamo considerarla, e dalla ricerca scientifica. Senza questi due elementi non possiamo disegnare un roseo futuro.
La mostra si presenta come un’enciclopedia interattiva e i visitatori possono attraversare le varie sezioni. Addentrandoci nei vari capitoli di How will we live together, scopriamo che i partecipanti si sono interessati all’inclusione sociale, all’ecologia, all’ambientalismo, alla salute e ai conflitti.
Tra i vari titoli dei capitoli troviamo Among Diverse Being, As new Households, As Emerging Communities, Across Borders e As One Planet.
Ogni capitolo, come accennavamo, parte dal microcosmo dell’organismo umano e si allarga, attraverso i biosistemi animali, fino ad arrivare ad abbracciare il pianeta intero.