I ponti di Venezia, il Rialto, il ponte dei Sospiri, che sono diventati muse ispiratrici di tantissimi pittori. Primo fra tutti il Canaletto, innamorato, tra l’altro, anche dei ponti parigini sul Tamigi. Le Pont d’Europe, ritratto da Gustave Caillebotte.
Il meraviglioso ponte del giardino giapponese di Giverny, immortalato così tante volte da Monet, che continua ad ergersi etereo tra le stagioni, pennellato su una tela, immutabile.
I ponti architettonici più belli, più imponenti, che sono quasi un inno alla bellezza, nonostante la loro atroce modernità. Il ponte è architettura, è arte, è tutto questo e molto di più, con il suo significato intrinseco e il suo potere nascosto.
Il significato
Il ponte è stato immortalato in dipinti, in fotografie, simbolo immortale che attraversa gli anni, le epoche e gli stili.
La sua simbologia è infinita. Il ponte è un simbolo di unione, una metafora potente, che attraversa il tempo e lo spazio.
“L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio periglioso, un periglioso essere in cammino… La grandezza dell’uomo è di essere un ponte non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto”. – Friedrich Nietzsche
È il soggetto scelto da numerosi pittori, proprio per il suo potente significato intrinseco, per la sua simbologia, per la sua eleganza nell’unire due sponde.
Da Canaletto a Monet, da Caillebotte al moderno Morandi, divenuto, poi, Piano.
Monet e il ponte sul giardino di Giverny
Ci troviamo a Giverny, verdeggiante paesino francese, dove Claude Monet realizzò un magnifico giardino in stile giapponese. Il giardino comprende laghetti, corsi d’acqua, uno stagno con ninfee, salici piangenti e una grande varietà di fiori e piante.
Nel bel mezzo dell’idilliaco giardino si erge il ponte, divenuto con il tempo uno dei soggetti privilegiati da Monet.
Prende vita, quindi, una serie di dipinti, rappresentanti il ponte, con diversi colori predominanti, in ogni stagione.
I pennelli di Monet danno vita a un dipinto senza fine, il cielo si fonde con lo specchio d’acqua, il ponte corre sopra le ninfee, la vegetazione circostante si riflette sull’acqua.
Monet fonde le immagini reali con quelle artificiali, creando tre momenti in un solo dipinto: il riflesso sull’acqua della vegetazione circostante, la superficie che crea l’effetto liquido delle immagini reali, e la profondità dello stagno. Monet, infatti, rappresenta anche il fondo dello stagno sui suoi dipinti, rendendo chiaramente visibile e facendolo divenire parte integrante del dipinto stesso.
Non solo Giverny
Il ponte sullo stagno del giardino di Giverny non fu l’unico che Monet dipinse. Ci furono il Charing Cross Bridge, il Waterloo Bridge, il Railroad Bridge, Le Pont D’Europe.
“Altri pittori dipingono un ponte, una casa, una barca. Il voglio dipingere l’aria che circonda il ponte, la casa, la barca, la bellezza della luce in cui esistono” – Claude Monet.
Proprio Le Pont d’Europe fu il protagonista dell’artista Gustave Caillebotte. Ma in questo caso esso voleva rappresentare una vita quotidiana in una nuova Parigi in piena rivoluzione industriale.
Il Ponte Morandi e il nuovo Piano
“Un’opera ardita e immensa”, Giuseppe Saragat, l’allora Presidente della Repubblica Italiana, definì così il Viadotto Polcevera e l’appena inaugurato Ponte Morandi, nel 1967.
Riccardo Morandi aveva appena inaugurato il suo lavoro più famoso, dopo aver creato il suo impero di ponti, non solo in Italia, ma nel mondo.
Quasi 50 anni dopo un boato squarcia e devasta la città di Genova. Tutta Italia rimane attonita di fronte alle immagini che ci rimanda la tv. Proprio quel ponte, così studiato e fonte d’ispirazione per molti architetti a venire, è crollato.
A quasi due anni dal crollo, Renzo Piano dà ad esso nuova vita. Il Ponte Piano è il nuovo Ponte Italiano, una cattedrale di ferro e di aria, eretta come metafora di riscatto.