Sembra davvero strano parlare ancora oggi di calligrafia. Ormai chi scrive più a mano? Tanto più nel modo più armonioso e aggraziato possibile. L’arte della calligrafia sembra provenire da tempi remoti eppure torna di moda ed è più attuale che mai.

Al giorno d’oggi che per scrivere una parola o un libro intero basta una tastiera e un solo dito è anche sufficiente, dove non esiste più la brutta e la bella copia, al massimo scegliamo il font che riteniamo più consono, ha ancora senso destreggiarsi con l’arte dello scrivere bene?

Dove è che potremmo vedere ancora la calligrafia? In quali mondi questa antica arte continua e continuerà a brillare? Probabilmente l’unico ambito sarà proprio, inevitabilmente, quello dell’arte e del design.

La calligrafia di ieri

Quella che oggi sembra un abilità senza utilizzi pratici una volta era d’essenziale importanza. Tant’è che un tempo la calligrafia era addirittura materia didattica nelle scuole. Ma oggi nelle scuole la bella scrittura non è più così essenziale. Tanto meno nella vita quotidiana.

Dobbiamo fare attenzione alle parole che utilizziamo quando parliamo di grafia, perché quest’ultima spesso viene confusa con la calligrafia. Dire che brutta calligrafia che hai, infatti, è assolutamente un ossimoro. Sarebbe più corretto dire che brutta grafia che hai. La calligrafia, infatti, deriva dal greco ed è letteralmente la bella grafia.

L'arte della calligrafia
La bella grafia ha futuro?

Una delle lezioni più importanti dell’arte della calligrafia è che la “bellezza è nel dettaglio” e questo non deve venir meno mai, nemmeno nell’era digitale.

Ma saper scrivere o comunque sia impegnarsi per farlo è molto di più di mera bellezza estetica. La connessione che si crea nel momento in cui scriviamo a mano stimola mano, occhi e cervello, stimolando quelle aree del cervello riservate all’apprendimento.

La scrittura a mano ha un futuro?

In molti oggi si domandano se l’arte dello scrivere bene riuscirà a ritagliarsi un personale spazietto nell’era digitale. Rimarrà comunque un arte e il bello riesce sempre a rimanere vivo nonostante l’avvento delle tecnologie che vogliono minimizzarlo e renderlo inutile.

La calligrafia deve smarcarsi dalla tipografia facendo qualcosa di diverso, un po’ come quando, dopo l’avvento della fotografia, la pittura si è smarcata dalla raffigurazione del reale. Per questo, chi oggi si avventura nell’ambito della calligrafia con velleità artistiche tende ad effettuare variazioni sul segno attraverso l’uso di strumenti insoliti, o di strumenti tradizionali usati in modi insoliti. Le lettere vengono deformate, nella forma o nel ritmo, e più si allontanano dalla forma originale più il testo si fa immagine, in una continua altalena tra forma e funzione”, spiega Francesca Biasetton, presidente dell’Associazione Calligrafica Italiana.

La nascita della calligrafia sperimentale

Se come abbiamo detto la calligrafia deve sdoganarsi dal suo lato pratico per abbandonarsi completamente e totalmente al lato artistico, questa deve mutare nella sua natura più profonda. Esattamente come spiega Francesca Biasetton. E la calligrafia, difatti, sta cambiando, assieme all’avanzata impetuosa del futuro che già bussa alle nostre porte.

Calligrafia
L’arte della calligrafia

Per questo sta nascendo un nuovo modo per vivere ed interpretare l’arte della bella scrittura: la calligrafia sperimentale. Qui  morbidi segni incisi neri su bianco diventano più disegni che lettere, abbandonando quasi del tutto la loro natura semantica per abbracciare una quasi totale natura visiva.

Mentre nel mondo l’orda tecnologica sta spazzando via la bellezza dello scrivere a mano, pensare che in alcuni paesi già non vi è più l’obbligo di insegnare il corsivo nelle scuole, c’è ancora quella manciata di sognatori che non dimentica l’odore dell’inchiostro fresco e la sensazione della penna che scivola leggera sul foglio bianco.


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