RGB e CMYK sono due acronimi che si incontrano spesso in ambito di design. Chi si affaccia per la prima volta al mondo della grafica potrebbe però chiedersi qual è il loro significato. E soprattutto, perché sono così importanti?
Con i termini RGB e CMYK parliamo di due modelli di colore. Ovvero di due diversi modi per riprodurre le varie sfumature colorate in campo artistico.
A seconda del metodo utilizzato sarà possibile ottenere effetti cromatici diversi e particolari, sia che si tratti di web design o di stampa su carta. I modelli RGB e CMYK sono infatti molto versatili, ma bisogna fare attenzione a non confonderli. E soprattutto a a sapere sempre quando è il caso di utilizzare uno piuttosto che l’altro.
Come vedremo, ciascun profilo ha un diverso scopo ben preciso. Uno serve per il web design e la riproduzione su schermo delle tonalità, l’altro è fondamentale per una resa quanto più fedele possibile dei contenuti stampati.
RGB, i colori additivi le loro combinazioni
Il primo modello di colore è anche quello più conosciuto. RGB sta per Red, Green e Blue, ovvero rosso, verde e blu in inglese.
Questo particolare modello prende le mosse proprio da queste tre tinte e dalle loro combinazioni, per ottenere sfumature e tonalità diverse.
Il rosso, il verde e il blu utilizzati nella tecnica RGB vengono considerati solitamente colori primari, ma è un errore abbastanza frequente. In realtà, i veri colori primari sono il rosso, il blu e il giallo, che incontreremo parlando di CMYK.
La tecnica RGB inoltre prevede che i tre colori di partenza siano intesi nella loro sfumatura più intensa e vibrante possibile. Da questa combinazione si ottengono altre tonalità e anche il bianco, che riflette tutti i colori dello spettro.
La caratteristica più importante della tecnica RGB sta proprio nella luminosità. Ciò lo rende il metodo di colore più indicato per la grafica web e le immagini digitali. Più avanti vedremo nel dettaglio perché.
CMYK, alla scoperta dei colori sottrattivi
CMYK è a sua volta un acronimo che indica un modello di colori. In questo caso però sono Cyan (ciano), Magenta, Yellow (giallo) e blacK (nero).
Per il nero si usa la K in modo da evitare ogni possibile fraintendimento con la B, che nel primo acronimo stava invece per Blue.
La modalità CMYK comprende quattro colori ed è quindi conosciuta come quadricromia. Se vi è capitato di imbattervi in questo termine in precedenza e vi siete chiesti cosa significasse, ora lo sapete!
Spesso si parla di quadricromia riferendosi alle cartucce o ai toner per le stampanti. E questo dettaglio dovrebbe rivelarvi l’utilizzo previsto per la modalità CMYK.
Al contrario della RGB, questo profilo si usa laddove occorra creare dei contenuti appositamente per la stampa.
I colori CMYK vengono anche definiti sottrattivi, in quanto si basano sulla sottrazione di uno o più dei colori primari (appunto ciano, magenta e giallo) per ottenere varie sfumature intermedie.
Il nero è l’unico colore che non si può ottenere attraverso sottrazione (il colore più vicino è il seppia bistrato) ed è infatti incluso a parte, come quarta tonalità.
Quando usare RGB e quando CMYK?
Come abbiamo visto, i due profili di colore RGB e CMYK hanno destinazioni e usi diversi. Ma da cosa dipendono queste differenze?
Essenzialmente dal medium (ovvero lo strumento) usato per riprodurre le sfumature di colore.
Il metodo RGB ad esempio è particolarmente indicato per il Web in quanto i pixel dello schermo sono irradiati da luce pura, luminosissima. Lavorare con la grafica web significa essenzialmente dipingere con la luce, visto che a ogni pixel sarà assegnato un diverso valore che corrisponde a una tonalità o a una sfumatura.
Allo stesso tempo, le palette di colori per il Web sono limitate e codificate. Per questo si usano le combinazioni di colori che si ottengono con il modello RGB; colori che sono generalmente definiti “web-safe”.
Al contrario, i colori del modello CMYK si basano sulla sottrazione delle tinte e sono quindi perfetti per la stampa. Infatti la stampa su un qualsiasi supporto fisico presuppone che quest’ultimo si impregni di colore. Le molecole della carta reagiscono in maniera diversa in base alla quantità di inchiostro dei quattro diversi colori che riescono a trattenere.
Attraverso la sottrazione di uno o più colori è possibile quindi tenere sotto controllo la resa grafica, con una riproduzione il più possibile esatta di sfumature e nuance.
E’ anche il motivo per cui generalmente convertendo un’immagine da RGB a CMYK i colori appariranno più tenui e meno brillanti, visto che presuppongono un supporto cartaceo che andrà a influire sull’aspetto dell’immagine. Al contrario, le immagini in RGB hanno colori luminosissimi proprio perché verranno riprodotte così come sono.