Abbiamo affrontato un viaggio nel tempo attraverso la storia dei libri, ma tutti sappiamo che la parte più importante è la copertina. A nulla valgono i buoni propositi da “un libro non si giudica dalla copertina”, l’occhio vuole la sua parte. Prima ancora di iniziare a leggere la prima riga è il rivestimento che ci attira e ci incuriosisce e ci sprona ad aprirlo e vedere cosa nasconde al suo interno. Ma non è stato sempre così, la necessità di rendere qualsiasi cosa, anche un libro, appetibile è subentrata solamente dopo l’industrializzazione. Prima di allora i libri non avevano le copertine.
Prima delle copertine
In principio i libri non avevano le copertine. Ma è stato un principio decisamente lungo, più o meno 3000 anni. In principio i libri erano un lusso per pochi, i più non sapevano leggere né scrivere. Chi, invece, leggeva non aveva la vasta scelta di oggi e non si ritrovava a dover scegliere tra migliaia di tomi, romanzi, saggi, ecc. Perciò la copertina non era importante, non serviva ad alcuno scopo.
Inizialmente l’editoria non rilegava i libri, compito che spettava alla legatoria, o agli stessi librai. Le librerie, pubbliche o private, quelle poche che esistevano, compravano i libri in fascicoli ripiegati e composti, ma nudi, senza copertine.
Spettava poi a loro il compito di rilegarle, a loro piacimento o all’occorrenza. Le coperture più economiche erano in pergamena, al massimo con un rinforzo in cartone. Quelle più pregiate, invece, erano rilegate con pelli conciate, talvolta addirittura con ricami in oro. Ma non erano copertine, non ancora, il loro unico scopo era conservare e custodire nel migliore dei modi le pagine al loro interno.
Non c’erano immagini, incisioni e raramente il titolo era riportato all’esterno.
Nel novecento
Fino all’inizio novecento i libri erano totalmente anonimi. Se pensiamo ad alcuni dei libri più famosi di prima, dell’ottocento, ad esempio, non riusciamo a visualizzarli, perché non avevano niente di riconoscibile a occhio nudo. Niente che potesse dire chi fossero prima di sfogliare la prima pagina e leggere il titolo o la prima riga.
I pochi studiosi o lettori accaniti sapevano riconoscerli, in qualche modo, conoscevano il materiale, la rilegatura, sapevano di che libro si trattava. Erano abituati a vedere i libri senza vederli davvero. Ma se oggi la nostra libreria si trasformasse in monotono, file di libri dal colore marrone della pelle o del paglierino della pergamena saremo in grado di distinguerli?
Ma le cose iniziarono pian piano a cambiare. I lettori aumentarono e così anche i libri aumentarono e iniziarono ad essere stampati in migliaia di copie. Si iniziò a sentire l’esigenza di differenziarli, si iniziò ad avvertire un reale bisogno di creare le copertine.
L’invenzione delle copertine
Non possiamo dire che qualcuno in un determinato anno inventò le copertine, perché non sarebbe esatto. Il processo fu in realtà lento e graduale. Se è vero che fino all’inizio del novecento la maggior parte dei libri era ancora totalmente anonimo, è anche vero che se vogliamo provare a datare l’invenzione delle copertine dobbiamo tornare indietro di un paio di secoli.
Nel settecento nelle più grandi città europee, infatti, i lettori iniziarono ad aumentare, oltrepassando i confini delle corti. Era la borghesia, che si stava evolvendo e sentiva l’esigenza di apprendere. Fu proprio in questo momento di fermento letterario che si iniziò a sentire l’esigenza di proteggere e di differenziare i libri.
Entriamo nella libreria settecentesca di James Lackington, a Londra, considerato il primo libraio moderno. Con l’aumento dei lettori, in una città già grande e popolosa come quella di Londra all’epoca, il lavoro di James iniziò a essere più complesso. Sembra proprio che nella sua libreria presa vita un’usanza decisamente moderna: quella di sfogliare i libri prima di comprarli.
Ma così facendo la sua clientela rischiava di rovinare e usurare i libri. La soluzione iniziale fu quella di ricoprire i volumi con piccoli cartoncini colorati con colori pastelli: azzurro, giallo, rosa, su cui incidere il titolo e l’autore del libro. Ecco forse queste possono essere considerate le prime copertine.
Per molti anni le copertine in cartone avevano la sola funzione protettiva ed erano comunque riservate a pochi libri importanti. Esse, infatti, erano troppo costose, e la maggior parte dei libri, come dicevamo, rimasero anonimi fino a Novecento inoltrato.
Le prime vere copertine
Nella metà dell’Ottocento qualcuno iniziò a pensare che quell’involucro, usato per proteggere il libro, poteva essere riempito, con immagini e disegni che raccontano il contenuto. Ma era una pratica ancor più dispendiosa, che richiedeva l’impiego di un’artista. Tra i primi esempi di copertina moderna vi sono The Yellow Book, trimestrale inglese del 1894, e Salomè, di Oscar Wilde, entrambi illustrati da Aubrey Beardsley.
“La copertina di un libro è un manifesto, e la sua missione è di comunicare a chi la osserva che c’è qualcosa di interessante per lui in quel libro” – Bruno Munari
Ma le copertine iniziarono a diffondersi davvero solamente con l’arrivo dei tascabili, piccoli libri decisamente più economici e alla portata di tutti, negli anni ’20 del ‘900.