Regina incontrastata dell’estetica punk mondiale, icona immortale della ribellione, Vivienne Westwood non è stata un punto fermo solamente nella moda, ma anche nell’arte contemporanea. Il suo design unico e inconfondibile ha letteralmente plasmato l’immagine di un pezzo di storia, ha vestito i contorni dell’attivismo politico ed ambientalista.

I suoi capi sono passati dalle vetrine dei negozi a quelle delle esibizioni, sconfinando così ufficialmente nel design come espressione d’arte.

I capi iconici nella moda e nella storia

Il design Westwood è legato a doppio filo all’iconico logo: lo scettro racchiuso da un anello planetario. Sembra che Vivienne abbia preso in prestito l’idea dall’incoronazione seicentesca di re Carlo II come metafora della sovranità assoluta protesa verso il futuro. Con il suo spirito satirico e irrispettoso, non stupisce che sia stata la stilista che ha vestito i Sex Pistols in tutto il loro percorso punk.

Il gioiello più iconico, riprodotto e venduto nel mondo Westwood è sicuramente il Long live the Orb! Questo chocker di perle, dai numeri variabili di fili, che sostiene lo scettro è amato da celebrità e anche artisti contemporanei.

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Foto di Daniel Milner delle scarpe realizzate da Vivienne Westwood su cui Naomi Campbell è caduta.

Un altro capo che è passato alla storia, letteralmente, sono le caratteristiche décolleté con il plateau. Di diversi tessuti e materiali, si tratta di un modello davvero audace, talmente tanto svettanti da far scivolare sulla passerella persino una giovanissima Naomi Campbell nel ’93.

E ancora, il tailleur in tartan… o il tartan in generale, posizionato ovunque come segno di ribellione storica. Il tartan, infatti ha una fortissima connotazione politica, molto sentita in Gran Bretagna. Ma l’ispirazione alla storia non si ferma lì: corsetti e motivi rinascimentali, ma anche capi vintage anni ’50 rivisitati in chiave moderna.

Vivienne Westwood in mostra

Nel corso del tempo sono state diverse le mostre che hanno visto in esibizione le creazioni di Vivienne Westwood. Appena tre anni fa la stilista ribelle era sbarcata in Francia, a Lione, con i suoi capi eccessivi. Nel 2018, a seguito del documentario Westwood: Punk, Icon, Activist, era stata allestita a Torino la mostra “Vivienne Westwood: OFF the Stage. Viaggio dietro le quinte della regina del punk.”

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Da wikimedia, la foto di una boutique di Vivienne Westwood. Talvola dei modelli iconici vengono messi in mostra anche all’interno dei negozi.

Effettivamente l’Italia ne ha avuto un assaggio abbastanza recentemente, ma i tributi all’enfant terrible de la mode sono solo all’inizio anche nel nostro paese. Dal 22 gennaio al 5 febbraio, infatti, Siena omaggia Vivienne Westwood con una mostra a The Factory. Cimeli, fotografie, immagini e oggetti raccontano uno spaccato della vita della regina del punk da un’angolazione insolita.

Vivienne Westwood, l’enfant terrible

Giovedì 29 dicembre 2022 si è spenta Vivienne Westwood, icona immortale della moda punk, ma non solo. Nel 1971, insieme al suo allora compagno Malcolm McLare, ha aperto la sua prima boutique a Londra. L’insegna recitava “Let It Rock” ma con il tempo sono passati moltissimi nomi: “Too Fast to Live, Too Young to Die” e “SEX”. Il concetto di base però era sempre lo stesso: la ribellione. Nel 1974 crea la sua prima collezione iconica, con magliette dalla scritta “Destroy”, iniziando poi la sua carriera all’estero, fino a diventare nel ‘92 Designer dell’anno.

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Lo stile punk di Vivienne Westwood è diventato l’immagine della sottocultura ribelle.

Ma la moda è solo uno dei campi in cui Vivienne Westwood ha fatto sentire la sua voce. Ora l’ambientalismo è all’ordine del giorno, ma già nel 2008 la Westwood aveva smesso di utilizzare pellicce, puntato al riciclo dei materiali e si era impegnata nella consapevolizzazione su larga scala. “Compra meno, scegli bene, fallo durare”: questo il motto del suo concetto sui consumi lenti, una delle tante battaglie sottolineate nel suo sito Climate Revolution.

Oltre all’ambientalismo, la Westwood è stata molto impegnata nelle lotte per l’uguaglianza sociale e si è distinta come attivista politica. In particolar modo contraria ai governi Blair e George W. Bush, ha lottato per diverse cause internazionali da pacifista.


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